Ex asso dell’aviazione, spia internazionale, Vendicatrice, Difensore ed avventuriera spaziale, dopo essere stata esposta ad un macchinario alieno che le ha donato una forza sovrumana, il potere di volare e quello di emettere od assorbire energia,Carol Danvers è...

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#8 – La ragazza meraviglia

di Fabio Furlanetto

 

Jersey City, New Jersey

Coles Academic High School

L’ultima ora della giornata scolastica sembra sempre la più lunga: le lancette dell’orologio sembrano rallentare a mano a mano che la libertà si avvicina.

Tra i più ansiosi c’è una ragazza all’ultimo banco, che finge interesse per il libro di testo che sta tenendo verticalmente per nascondere lo smartphone; è su quest’ultimo che si concentra tutta la sua attenzione, o meglio per l’articolo del giornale che sta leggendo on-line.

E’ così concentrata, infatti, da non accorgersi dell’insegnante che si sta avvicinando fino a quando non si rivolge a lei.

-Credevo di essere stato chiaro sull’uso dei cellulari in classe!

-Io stavo, uhm... studiando per il prossimo test...

-Ma davvero? – l’insegnante replica, sequestrando lo smartphone su cui legge ad alta voce il titolo dell’articolo:

-“Capitan Marvel sventa rapina high-tech”? Se non hai studiato la Guerra Civile, lascia che ti faccia uno spoiler: Capitan Marvel non ha partecipato. Forse ti sarà utile fare un ripasso della materia, durante la punizione.

-Oggi!? Prof, non posso essere in punizione l’unico giorno in cui Capitan Marvel è in città!

-Sono sicuro che il Capitano possa salvare il mondo anche senza Kamala Khan – replica l’insegnante, suscitando una risata mezza forzata della classe.

La ragazza pakistano-americana, invece, lancia un’occhiata allo zaino dove ha nascosto il costume rosso e blu. Non si lascerà certo scappare un’occasione come questa solo perché è in punizione.

 

Jersey City Police Department

Carol è abituata ad avere addosso gli occhi di tutti quando indossa il costume, ma il modo in cui la stanza è piombata nell’assoluto silenzio al suo passaggio è una cosa nuova.

-Deve scusare i miei uomini. Non vediamo molti super-eroi da queste parti – le fa notare il Capo della Polizia, chiudendo la porta del proprio ufficio.

-Ed ancora meno tentativi di svaligiare una banca in pieno giorno usando un’arma aliena, posso immaginare – prosegue Capitan Marvel, osservando la pistola a raggi che tiene in mano.

Il caricatore è stato ridotto a brandelli dalla sua forza sovrumana, ma la fattura extra-terrestre è ancora evidente dal design.

-Non esattamente, ma non le nascondo che sono successe cose strane ultimamente. Da quando c’è stata l’invasione dei Boom-boom...

-Badoon – lo corregge il Capitano.

-Abbiamo cominciato a veder spuntare strani aggeggi fantascientifici in mano a criminali comuni.

-Avete informato l’F.B.S.A, immagino?

-Ovviamente, ma dato che non c’era nessuna prova del coinvolgimento di un super-umano non hanno potuto prendere in mano il caso; so che hanno trasferito le armi allo S.H.I.E.L.D, ma non ho più sentito niente da loro.

-Lo S.H.I.E.L.D avrebbe dovuto capire subito che si trattava di tecnologia extraterrestre e passare il caso allo S.W.O.R.D;  grazie alla burocrazia, ora chissà quante armi sono già sul mercato nero.

-Capitan Marvel... questa non è New York, non siamo abituati a lavorare a casi del genere; qualsiasi tipo di assistenza ci farebbe molto comodo.

-Vedrò cosa posso fare. Anche se, onestamente, ero qui per un’altra ragione... non sono l’unica super-eroina ad essersi presentata a Jersey City ultimamente, non è così?

-Beh, a dire la verità, l’ha detta giusta: è l’unica ad essersi presentata. Ci sono stati diversi avvistamenti, vero, ma non abbiamo ancora un nome – risponde il poliziotto, ruotando lo schermo del computer verso Capitan Marvel per mostrarle diverse foto.

Le più chiare mostrano una donna identica in tutto e per tutto a Carol e che indossa il costume nero che utilizzava prima di diventare Capitan Marvel; altre invece sono meno nitide e sembrano ritrarre una donna più minuta, con la pelle più scura, ed un costume rosso e blu.

L’unica cosa che accomuna le due è il simbolo che porta sul petto: la saetta di Miss Marvel.

-E’ sicuro che siano la stessa persona? Sono molto diverse.

-E’ la prima cosa che ho pensato; ma se non lo sono, mi deve spiegare come fanno entrambe a fare questo – continua il Capo della Polizia cambiando le immagini sullo schermo.

Mostrano la Miss Marvel bionda stingere due rapinatori in un pugno dopo averlo ingigantito ad altezza d’uomo, e la ragazza misteriosa fuggire da una scena del crimine allungando le gambe per poter fare passi di diversi metri ciascuno.

-Mutaforma – capisce istantaneamente Capitan Marvel.

 

Non molto distante

Il soggetto della conversazione tra l’eroina ed il Capo della Polizia è seduta sul tetto del palazzo adiacente, intenta a portare avanti una conversazione con la sua amica Nakia via SMS.

<ho detto ai miei ke sn da te x studiare mi copri?>

<dove 6???>

<poi ti spiego>

<ancora stalker d CM?>

<fan>

<xk tanto casino x 1 super bianca?>

<nn è sl 1 super CM è>

-Prima volta a fare un appostamento, vero? – chiede una voce femminile alle spalle della ragazza, che quasi lascia cadere il cellulare nella fretta di mandare un ultimo SMS:

<brb>

-Un suggerimento: non guardare il cellulare o il bersaglio ti può sfuggire da sotto il naso – prosegue Capitan Marvel, che sta fluttuando di fronte alla ragazza.

“Oddio oddio è proprio lei ora cosa faccio!? Forza Kamala, dì qualcosa di figo!” si fa coraggio la ragazza, che riesce solo a fare un sorriso forzato.

-Ca-Capitano... cosa la... la porta da... da queste parti? – è il massimo che riesce a dire.

-Tu.

-I-io? Non so cosa...

-Porti il mio simbolo. Non hai pensato di chiedere il permesso, prima di farlo?

-E’... cavolo, è un cliché, ma è davvero una lunga storia.

-Hai un posto tranquillo dove possiamo parlare?

-Un cosa?

-E’ la tua città. Non hai un posto lontano da occhi indiscreti?

-Veramente io...

-Non hai un posto. Fantastico – sospira Capitan Marvel, fluttuando a qualche metro di altezza e guardandosi attorno per trovare un luogo appartato. Si ferma quando sente lo scatto di una macchina fotografica; quando si gira verso la ragazza, lei ha ancora in mano il cellulare.

-Mi hai scattato una foto!?

-Sono la tua più grande fan – ammette la ragazza, un po’ troppo rapidamente ed entusiasticamente.

“Stupida, ora penserà che sei una specie di stalker!!!” si rimprovera mentalmente.

-Ma davvero. Senti... come ti chiami?

-Kam... ehm... Miss... Miss Marvel. Se per te va bene voglio dire! So che non usi più il nome da quando hai aiutato i Vendicatori a sconfiggere Thanos il Titano Pazzo e l’esercito di Kang Il Conquistatore ma se è un problema posso trovarmi un altro nome!

-Frena, frena. Sai che cosa è questo, Miss Marvel? – chiede Carol, sentendosi un po’ strana ad usare quel nome in codice per qualcun altro, mostrandole quel che resta della pistola Badoon.

-Una pistola laser; ne ho vista più di una ultimamente.

-E’ di fattura Badoon. Credo che degli alieni vogliano conquistare Jersey City.

-Davvero!? – esclama Miss Marvel, praticamente saltando dall’entusiasmo, prima di darsi un contegno ed aggiungere:

-Voglio dire, è terribile. Fighissimo e terribile. Ma noi li fermeremo, vero?

-“Noi”? Quanti anni hai, Miss Marvel?

-Consideralo un test! Se catturiamo gli alieni, mi permetterai di tenere il nome in codice, okay?

“Veramente ero già dell’idea di farlo, ma non c’è bisogno che lei lo sappia” pensa Carol, mentre allunga una mano verso la ragazza.

-Affare fatto, Miss Marvel.

-Grazie Capitano, non te ne pentirai – risponde lei, ricambiando la stretta di mano.

Le due restano così per quella che sembra un’eternità, ma per motivi diversi: Miss Marvel vorrebbe che questo momento durasse per sempre, mentre Capitan Marvel vorrebbe aver già risolto il caso.

 

Base lunare S.W.O.R.D, Zona Blu della Luna

Essere assegnati a questa base non è affatto semplice: le selezioni sono estremamente dure, e sono necessari molti sacrifici per unirsi allo S.W.O.R.D. Uno dei vantaggi è poter lavorare in un’installazione che ha delle finestre panoramiche sulla superficie lunare.

-Non ci credo! E’ qui che lavori!? – chiede Miss Marvel, praticamente incollata alla finestra dal momento in cui Capitan Marvel l’ha portata qui.

-Quando tornerò ufficialmente al lavoro, sì, adesso sarei ufficialmente in congedo. Hai un potere interessante, Miss Marvel: non hai sentito neanche un po’ di calore durante il viaggio?

-No, ma è normale. Mi ero rimpicciolita per essere abbastanza piccola da stare dentro il tuo pugno, quindi ero protetta dal tuo campo di invulnerabilità – spiega con naturalezza.

-Il mio cosa?

-Lo sai, l’aura di energia che rende i tuoi vestiti indistruttibili quanto te?

-Non ho niente del genere; come ti è venuta un’idea simile?

-E’ così che funzionano i poteri degli alieni delle storie di Carol Danvers.

-“Carol Danvers”? – ripete divertita Capitan Marvel.

-E’ la mia scrittrice preferita. Magari potresti conoscerla: lo S.W.O.R.D fa parte delle Nazioni Unite, no? La Danvers lavora lì; visto che è stata capo della sicurezza a Cape Canaveral, magari...

-Sembri conoscere un bel po’ di cose su di lei.

-Ho scritto metà della sua pagina su Wikipedia. Ed ho aggiornato la tua: ci credi che eri ancora chiamata Warbird nella lista dei Vendicatori di riserva?

-Andiamo, cerchiamo di scoprire qualcosa di più su quelle armi – cambia argomento Carol, praticamente trascinandosi dietro Miss Marvel verso uno dei laboratori.

“E’ un tipo un po’ strano, però è bello avere una fan così accanita. Spero solo che Dane se la stia cavando altrettanto bene con quella pazza mascherata” – pensa Carol.

 

Castello Garrington, Regno Unito

Dane Whitman non ha molte occasioni di allenarsi come si deve all’uso della spada. Non solo non ci sono molte persone sul pianeta capaci di tenere testa al Cavaliere Nero, ma normalmente non può azzardarsi ad allenarsi usando la Lama d’Ebano: se solo versasse una goccia di sangue ne scatenerebbe la terribile maledizione.

Ma la donna mascherata che si fa chiamare Nemesi è un’ottima avversaria: non solo para ogni suo colpo, non solo lo costringe ad essere sulle corde durante tutto il combattimento, ma non c’è alcun rischio di ucciderla accidentalmente.

-Non è imbarazzante essere messo alle strette da una morta? – chiede Nemesi con un affondo.

-A me sembri abbastanza viva – risponde Dane, parando il colpo.

-Non farti ingannare dalle apparenze; se mi vedessi senza maschera capiresti, credimi.

-Quindi cosa sei, una non-morta?

-Diciamo “diversamente viva”. E’ complicato.

-Lo dici perché non vuoi rispondere alla domanda – conclude Dane, lanciandosi in un ultimo attacco. Le due spade si incrociano, ed i due combattenti restano così per qualche istante fino a quando non decidono di averne avuto abbastanza.

-Sei brava – ammette Dane.

-Sono la Giustizia Vivente. Non posso fermarmi di fronte a niente, nemmeno in allenamento.

-Ecco, è quando dici cose del genere che mi fai venire dubbi sulla tua sanità mentale.

-Dice lo scienziato con la spada forgiata da un meteorite magico sposato con una mezza aliena.

-Touché. Hai intenzione di restarmi attorno finché qualcun altro non cercherà di rubare il Pugnale d’Ebano?

-Fino a quando non dovrò fare Giustizia.

-Ci mancava solo che qualcuno si mettesse in mente di farmi da spalla...

 

Base lunare S.W.O.R.D, Zona Blu della Luna

Grazie alle continue restrizioni al budget e alla cronica scarsità di tecnologia aliena, il laboratorio lascia molto a desiderare per gli standard a cui è abituata Capitan Marvel.

Mentre i cervelloni analizzano l’arma che ha portato, si siede a fianco di Miss Marvel.

-Questo posto è incredibile; dev’essere costato una fortuna – commenta l’adolescente.

-Anche più di quanto pensi. Miss Marvel, devo farti alcune domande. Hai detto che la tua origine era una storia lunga... ora ho tempo.

-Non so quanto posso dirti senza rivelare la mia identità segreta... non posso dire chi sono neanche a te. I miei genitori mi ucciderebbero se sapessero che mi metto questo costume.

-Non devi dirmi il tuo vero nome se non vuoi. Ma devo sapere perché mi hai impersonata.

-Non l’ho fatto apposta! Quando mi si sono attivati i poteri per la prima volta... era durante l’invasione aliena ed i miei amici erano in pericolo. Per farmi coraggio ho pensato che dovevo cercare di essere come te... e sono diventata te. Ma non preoccuparti, mi ci vuole molta più energia per trasformarmi completamente in un’altra persone che a rimpicciolirmi o ingrandirmi, ed ho imparato ad usare i miei poteri in modo più efficiente.

-A proposito dei tuoi poteri... come li hai avuti?

-C’era questo alieno durante l’invasione, un Badoon credo. L’ho sentito parlare con un umano di voler usare un gas per uccidere gli umani; lui mi ha scoperto e mi ha gettato addosso una provetta piena di quello strano gas. Ma invece di uccidermi, mi ha dato i poteri.

-Questo non ha senso. I Badoon stavano per conquistare il pianeta su ordine di Thanos, perché preoccuparsi di una sola umana? E perché portarsi solo una provetta del gas, se volevano usarlo sulla popolazione?

-Forse mi sono spiegata male. La dimostrazione era per il Badoon: il gas non era il suo. Lo stava comprando dall’umano. E da quel poco che ho capito, il Badoon non faceva parte dell’invasione... la stava usando come copertura.

-Questo ha ancora meno senso. Che razza di gas poteva interessare ai Badoon?

-Nebbie Terrigene – interviene una voce familiare per Carol, mentre Miss Marvel riconosce l’uomo dall’aspetto. E’ difficile confonderlo con chiunque altro: anche se indossa l’uniforme S.W.O.R.D, i capelli bianchi e soprattutto la pelle su cui è sovrapposto un campo stellato sono inconfondibili.

-Capitan Marvel! Cioè, il vecchio Capitan Marvel, ex Legacy, figlio del primo Capitano!!!

-Chiamami Genis. Amica tua? – chiede a Carol.

-Partner temporanea. Come fai a sapere che è stata esposta alle Nebbie Terrigene? Non credevo che la tua Coscienza Cosmica si spingesse fino a quel punto.

-Non ce n’è bisogno: per ragioni di sicurezza, chiunque metta piede nella stazione è automaticamente soggetto ad una scansione genetica. La tua amica è Inumana.

-Hey! Tu sei mezzo Kree e mezzo Eterno, quindi piano con le parole! – protesta Miss Marvel.

-Cosa sei, una specie di enciclopedia ambulante dei super-eroi? – chiede Carol.

-Non era un insulto. La tua struttura genetica contiene geni modificati dai Kree.

-Ma... ma io non ho mai avuto a che fare con gli alieni... e neanche i miei genitori e nonni...

-E’ sufficiente avere un antenato Inumano mille generazioni fa perché le Nebbie Terrigene abbiano attivato le tue capacità latenti. E la mia Coscienza Cosmica può confermarlo: sei Inumana.

-Capisco che per Miss Marvel sia uno shock, ma ad essere brutalmente onesta a me interessa molto di più un’altra cosa: chi accidenti stava cercando di vendere Nebbie Terrigene ai Badoon!?

-Potrebbe chiederglielo lei stessa, Capitano – interviene uno degli scienziati, avvicinandosi allo strano gruppo con in mano un tablet: mostra una mappa del New Jersey.

-Le armi Badoon hanno una firma energetica facilmente rintracciabile. Abbiamo riscontrato un’altra firma non troppo distante da dove hai sequestrato la pistola.

-Hope Creek – dice Miss Marvel, riconoscendo la posizione evidenziata sulla mappa.

-Perfetto: alieni che contrabbandano super-armi biologiche ed una centrale nucleare. Non è esattamente la mia combinazione di eventi preferita – commenta Capitan Marvel.

 

Hope Creek Nuclear Generating Station

La torre di raffreddamento è visibile ben prima che Capitan Marvel atterri di fronte all’ingresso del secondo complesso nucleare degli Stati Uniti, situato di fronte al fiume Delaware.

Capitan Marvel apre il pugno per rilasciare una microscopica Miss Marvel, che riprende le proprie dimensioni naturali solo per perdere l’equilibrio; se non fosse per Carol cadrebbe a terra.

-Attenta! Sopravvivere ad un volo spaziale non è da tutti, non sforzarti troppo.

-Non è quello; cambiare dimensioni troppo spesso è molto faticoso, tutto qui – cerca di minimizzare Miss Marvel, cercando di fare una bella figura di fronte al suo idolo.

-Riposati e lascia fare a me – risponde Capitan Marvel, fluttuando verso il cancello d’ingresso. Certo avrebbe potuto volare direttamente fino all’ufficio del responsabile della sicurezza, ma preferisce gestire la situazione con un po’ più di discrezione.

-Capitan Marvel, Sentient Worlds Observation and Response Department. Vorrei parlare con il vostro responsabile della sicurezza – si annuncia alla guardia che la osserva dall’altra parte della cancellata, apparentemente non colpito dalla tessera di identificazione mostrata dalla donna.

-Nessuno entra. Nessuna eccezione – risponde la guardia.

-Devo insistere. E’ una questione di sicurezza planetaria.

-Nessuno entra. Nessuna eccezione – ripete la guardia, estraendo la pistola e puntandola contro Capitan Marvel. Lei sospira e piega le sbarre del cancello a mani nude, incurante delle pallottole che rimbalzano sul suo costume.

-Va bene, sei chiaramente sotto controllo mentale, quindi non prenderla sul personale.

-Nessuno entra. Nessuna eccezione – insiste la guardia, che non indietreggia nemmeno quando Capitan Marvel piega la canna della pistola per impedirgli di sparare di nuovo e solleva l’uomo da terra con una mano sola.

-Hai intenzione di lasciar perdere adesso, o vuoi tentare qualcosa di nuovo?

In tutta risposta l’uomo spalanca la bocca, da cui fuoriesce una lingua verde che cresce rapidamente per avvolgere il braccio di Capitan Marvel. Lei è abbastanza sorpresa da lasciar andare l’uomo, che usa la lingua per scagliarla rapidamente attraverso il muro del magazzino più vicino.

-Hey, lingua lunga! – Miss Marvel attira la sua attenzione; quando la guardia si volta, si ritrova ad essere colpita da un pugno alto due metri.

-Questo dovrebbe farti chiudere la bocca! – dice la ragazza, trionfante sul proprio nemico. Poi si guarda attorno, notando che non c’è nessuno attorno a lei se non la guardia priva di sensi.

-Ugh, non so cosa è peggio, la battuta o averla pure sprecata – sospira l’adolescente.

 

All’interno del magazzino, Capitan Marvel si riprende; è stata più la sorpresa che l’impatto a scuoterla. Ancora più strano, nessuno ha suonato l’allarme. Una volta uscita nuovamente allo scoperto nota che Miss Marvel ha già messo al tappeto il suo avversario.

-Ottimo lavoro, spalla. Assicurati che non scappi nessuno mentre io rintraccio il Badoon – ordina Capitan Marvel, volando verso la posizione indicata dai sensori integrati nel casco del suo costume: l’edificio amministrativo.

Tutto sta procedendo un po’ troppo tranquillamente: sì, è stata attaccata appena è arrivata, ma si aspettava di sollevare più confusione. Invece è tutto incredibilmente silenzioso.

-Dove sono finiti tutti? Dovrebbero lavorarci centinaia di persone qui – si chiede, a voce alta per spezzare il silenzio. La pista la conduce alla mensa... dove Capitan Marvel è incredibilmente grata allo stomaco forte garantito dai suoi poteri, dato lo spettacolo raccapricciante sotto i suoi occhi.

Cadaveri. Uomini e donne, operai ed impiegati, accatastati uno sopra l’altro. E quello che è peggio, a tutti quanti manca la parte superiore del cranio... i loro cervelli sono stati esportati.

-Capitan Marvel a S.W.O.R.D. Mandatemi una squadra di quarantena, adesso – ordina via radio, chiudendo il casco ed usandone il respiratore miniaturizzato per ignorare l’odore di morte.

“E’ successo di recente... è impossibile che tutte queste persone siano morte senza destare sospetti. Chi ha fatto questo sapeva che stavo arrivando” deduce il Capitano, raggiungendo il proprio bersaglio... e scoprendo che qualcuno l’ha battuta sul tempo.

C’è un Badoon accasciato a terra, con in mano una pistola laser che ha fatto fuoco molto di recente. Anche a lui manca il cervello, ma la causa della sua morte è chiaramente diversa.

“Si è sparato in testa. Indossa abiti umani; da quanto tempo si nascondeva qui? Di cosa aveva così tanta paura a tal punto di togliersi la vita?”

Le domande restano senza risposta perché una vibrazione attira l’attenzione di Capitan Marvel, qualcosa che fa scuotere l’intero complesso.

Lei vola fuori dalla finestra più vicina per osservare un’ennesima sorpresa: una nave Badoon è appena uscita dal fiume Delaware, e resta sospesa di fronte alla centrale nucleare.

-Capitano! Che cosa facciamo!? – chiede Miss Marvel, che si avvicina a lei: per raggiungere la sua posizione ha allungato le gambe come se fossero dei bizzarri trampolini di sei metri.

-Tu non farai niente, non sei pronta per questo genere di cose: lascia fare a me.

In tutta risposta, la nave Badoon fa fuoco... non contro Capitan Marvel, ma contro la torre di raffreddamento. Invece di danneggiarla, però, il colpo sembra sovraccaricarla di una strana energia verde che la fa brillare sempre di più.

-Ripensandoci, io penso alla centrale, tu alla nave.

-Cosa!? E come!?

-Non lo so! Tienila soltanto su questo pianeta!!! – ordina Capitan Marvel, volando verso la torre.

Miss Marvel osserva la propria eroina allontanarsi per evitare la distruzione della centrale, mentre la nave aliena si prepara a fare nuovamente fuoco.

-Forse era meglio restare in punizione – commenta Miss Marvel.

 

Centers for Disease Control and Prevention

Contea di DeKalb, Georgia

Questo istituto di sanità pubblica ospita uno dei pochi laboratori con livello di biosicurezza 4, utilizzati per custodire gli ultimi campioni del virus del vaiolo ancora esistenti al mondo.

Considerato il dibattito ancora in corso sulla necessità di non distruggere quei campioni, non c’è da sorprendersi che il governo americano non abbia mai rivelato pubblicamente la presenza del laboratorio con livello di biosicurezza 5 presente nei suoi sotterranei.

Il dottore che accede al laboratorio cammina come uno zombie, con uno sguardo vitreo negli occhi, seguito da tre uomini: due indossano l’uniforme delle Avanzate Idee Meccaniche, e l’altro ha la pietra al posto della pelle.

-Vorrei proprio sapere come fai a conoscere un posto del genere, Contagio – commenta Gargoyle.

-Tutto è possibile per l’Ordine Oscuro – risponde uno degli agenti AIM, o meglio, risponde l’essere che sta utilizzando uno di loro come corpo ospite.

Il dottore crolla a terra, rilasciando una massa nera dalla bocca che scivola verso una porta a tenuta stagna. La massa cerca una fessura per poter accedere a ciò che si trova dall’altra parte: sarebbe sufficiente uno spazio più piccolo dello spessore di un capello, ma non trova niente.

-Dilettante – lo schernisce Gargoyle, toccando la porta con una mano per tramutarla completamente in pietra in un batter d’occhi. Il super-criminale cerca di muovere la porta, ma indietreggia quando uno degli agenti AIM estrae una pistola a raggi e fa fuoco verso la porta di solida pietra.

-Sei impazzito!? Chissà cosa ci tengono lì dentro, vuoi farci morire tutti!? – protesta Gargoyle.

-La morte era l’ossessione di Thanos. Io cerco solo un esercito – risponde Contagio, avvicinandosi alla cella frigorifera ora visibile dall’altra parte della porta di sicurezza ormai perforata.

Contiene molte provette, ognuna delle quali ufficialmente non esiste. Ma l’entità sa perfettamente dove cercare: afferra una delle provette, e quando ne osserva la targhetta permette al suo corpo ospite di accennare un sorriso.

-Cletus Kasady – legge ad alta voce Contagio.

 

 

CONTINUA!

 

Nel prossimo numero: Il male oltre le stelle